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Quando e come ci si appassiona all’Informatica?

Nell’ambito del progetto Gender gap on IT abbiamo intervistato 11 professioniste del settore circa l’origine della loro scelta lavorativa. Dalle storie che ci hanno raccontato, sono emersi tre tipi di percorsi:

A. Percorsi caratterizzati da una certa linearità, in cui l’interesse per l’Informatica è nato già nell’infanzia o adolescenza ed è stato portato avanti nel corso degli studi; B. Percorsi in cui la scelta è avvenuta più avanti ed è stata almeno inizialmente legata alle prospettive lavorative e di crescita del settore; C. Percorsi non lineari in cui la persona ha inizialmente perseguito un altro tipo di formazione ed è venuta in contatto con l’Informatica una volta completato il proprio percorso di studi, a volte dopo alcuni anni di esperienza lavorativa in altri settori.

In questo contributo, ci concentriamo sulla prima categoria di percorsi professionali, cercando di rispondere alla domande: a che età, e come, ci si appassiona all’Informatica? Quali elementi possono favorire, o ostacolare, tale interesse? A tale scopo, abbiamo chiesto alle intervistate: “Come ti sei avvicinata all’Informatica? Ricordi il tuo primo contatto con il mondo dell’Informatica?”. Ecco alcune risposte.

A: “è stata una passione che ho coltivato fin da piccola. Mi ricordo che uno dei primi giocattoli di cui ho memoria che mi avevano regalato i miei era un computer, solite cose dei bambini tipo il labirinto, quei giochetti così però su un piccolo computerino che potevo portarmi in giro. Poi noi in casa abbiamo sempre avuto computer. Comunque mio padre ha sempre lavorato con computer (...) e mia mamma, ha sempre anche lei avuto a che fare con l'utilizzo di computer. Per forza di cose ne sono sempre stata in mezzo, quindi ho imparato un po' per osmosi a utilizzarli, poi andando avanti con gli anni ho iniziato a recuperare per esempio dalla discarica locale dei computer rotti che portavano e avendo la possibilità di portarmeli a casa, mi divertivo a smontarli e poi a ricomporli. (...) era un ottimo passatempo smontare magari tre, quattro, cinque computer alla volta, infestare casa di componentistiche varie e successivamente poi ricomporli. Così ho iniziato a passare un po' i pomeriggi…

B: “ allora io ho sempre avuto un po’ un fratello più piccolino e un cugino che erano appassionati di computer e quindi mi coinvolgevano e quindi giocavo ai videogiochi…

C: “Beh, io ho cominciato molto, molto giovane, nel senso che mi affascinava. Ero un’adolescente nel periodo in cui è un po' si sono diffusi i primi PC, ed ero affascinata da queste novità. (...) Avevo dodici anni quando ho comprato il mio primo computer, ma per mia scelta, perché ero affascinata da questo mondo e ho cominciato così ad appassionarmi all'Informatica… per prima eh, non c'è stata nessuna spinta da parte di famiglia o gente che mi circondava, anche perché nell'ambito in quel periodo si era ancora un po' tutti abbastanza ignoranti, quindi non so perché mi piaceva… e quindi ho chiesto ai miei di comprarmi di comprare il mio primo PC. Probabilmente ho cominciato così

D: “Fu come aprire gli occhi a un nuovo mondo. Quando avevo 14 anni ricevetti il mio primo computer, era un regalo di mio zio, nel Paese dove vivevo la connessione ADSL era appena arrivata e la usavamo raramente…

Uno degli aspetti che accomuna queste storie è che l’interesse verso l’Informatica è nato nel contesto familiare, spesso grazie agli stimoli o alla disponibilità di genitori o parenti. In alcuni casi, vengono citati role model (ad esempio, genitori che lavorano nel settore informatico) o dei coetanei (un fratello, degli amici…) che hanno avvicinato le persone che abbiamo intervistato al mondo informatico. In altri casi, la curiosità sembra nascere in modo più autonomo, ma rimane importante il ruolo della famiglia nel permettere l’accesso ai dispositivi (ad esempio regalando un PC) e nel sostenere la bambina o la ragazza nella sua passione. Inoltre, queste storie sono situate storicamente e geograficamente. Per alcune persone il momento dell’avvicinamento personale al mondo informatico, in adolescenza, è coinciso con il momento storico in cui si stavano diffondendo i primi PC: dai racconti emerge come l’atmosfera di mistero e novità attorno a questo mondo potesse essere un elemento di fascino. Queste storie sono senz'altro diverse da quelle di altre professioniste, più giovani, a contatto con i computer fin da bambine. Tutte, però, sembrano suggerire che entrare in contatto nell’infanzia o in adolescenza con il mondo dell’Informatica - ad esempio tramite PC o videogames - potrebbe favorire la nascita di un interesse per questo ambito.

Le bambine, però, sono spesso meno esposte all’Informatica dei bambini, fin dalla scuola dell’infanzia. Nel 2022 uno studio ha rilevato un gender gap nell’esperienza con il coding già a partire dalla fascia di età tra i 4 e i 7 anni (Gerson et al., 2022). La differenza di genere in termini di esperienza si allargava tra gli 8 e i 12 anni, rimanendo poi stabile in adolescenza. Questi risultati sono coerenti con altri studi che segnalano, in adolescenza o nella prima età adulta, minore esperienza con la programmazione nella popolazione femminile (Beyer, 2014). Se infatti le storie che abbiamo letto ci parlano di bambine o adolescenti entrate in contatto con l’Informatica in famiglia o fuori da scuola, leggendo tra le righe possiamo intravedere le storie di tutte quelle bambine e quelle adolescenti che non sono entrate in contatto con questo mondo, o che non hanno avuto accesso a PC o altri dispositivi, o che non sono state sostenute dal loro contesto di riferimento nel coltivare la loro passione.

L’introduzione dell’Informatica o di attività propedeutiche a scuola potrebbe senz’altro permettere a più bambine di sviluppare curiosità verso questo ambito a cui, per via di stereotipi di genere, sono meno esposte nei contesti extra-scolastici. Per esempio, i dati riportati da code.org, una piattaforma online che propone attività di avviamento all’Informatica tramite programmazione a blocchi (attiva soprattutto negli Stati Uniti), mostrano parità di genere nell’accesso alle risorse per le scuole primarie, con una percentuale femminile del 46% (Code.org, 2024). In questo caso, la maggiore parità di genere potrebbe essere legata al fatto che, in quel contesto, le attività su Code.org vengono spesso proposte a scuola, coinvolgendo quindi bambine e bambini in uguale misura.

Tuttavia, non è detto che tale esposizione sia sufficiente a promuovere interesse e senso di competenza in ambito informatico nelle bambine e nelle ragazze: alcuni studi riportano addirittura risultati opposti. Uno studio condotto in Svezia con pre adolescenti di 12 anni ha indagato il senso di efficacia e interesse verso la programmazione all’inizio e alla fine di un anno di introduzione alla programmazione. A inizio anno, i ragazzi si sentivano più efficaci e interessati delle ragazze. Dopo un anno di attività sia ragazze che ragazzi si sentivano più efficaci in programmazione, ma la differenza di genere osservabile prima delle attività persiste. Inoltre, l’interesse per la programmazione era diminuito sia nei ragazzi che nelle ragazze, permanendo anche rispetto a questa variabile la differenza di genere (Tellhed et al., 2022). Le alunne provenienti da famiglie immigrate riportavano invece già prima delle attività livelli di efficacia nella programmazione comparabili a quelli dei loro compagni: un dato interessante che ci parla di come queste differenze siano legate a fattori socioculturali quali gli stereotipi di genere. Inoltre, da un recente studio condotto negli Stati Uniti su un campione di più di 3000 studenti universitari iscritti a un corso di introduzione all’Informatica emerge che, per le studentesse sia di origine caucasica che afroamericane, e per gli studenti afroamericani (ma non per gli studenti di origine caucasica), essere stati introdotti a tale disciplina alle scuole superiori riduce la probabilità di essere interessate a laurearsi in questo campo (Ross et al., 2020). Altri studi hanno trovato effetti di segno opposto: sempre in Svezia, dopo un’attività di programmazione della durata di mezza giornata condotta con alunni tra i 13 e i 15, le ragazze riportavano un aumento del senso di competenza nella programmazione rispetto ai mesi precedenti, effetto rimasto stabile anche dopo tre mesi (Tellhed, 2023). Un altro studio ha rilevato un significativo aumento dell’interesse verso la tecnologia in bambine di 6 anni coinvolte in un'attività di robotica (Master et al., 2017).

Com’è possibile che negli stessi anni, degli studi producano risultati così contraddittori? Una possibile spiegazione potrebbe essere legata agli stereotipi di genere interiorizzati. Infatti, già alla scuola primaria spesso bambine e bambini ritengono che l’Informatica interessi di più ai maschi e che questi siano anche più capaci in quest’ambito (Master, 2021). Tali credenze stereotipiche, presenti nella nostra società e spesso condivise da famiglie e contesti educativi, sono probabilmente alla base della minore esposizione delle bambine all’Informatica. Inoltre, una volta interiorizzate, riducono l’interesse delle bambine e delle adolescenti verso questa disciplina, rendendo ulteriormente meno probabile un contatto con questo mondo e quindi di fatto agendo come profezie che si auto-avverano (Master, 2021; Cheryan, 2013). Poiché queste credenze sono maggiormente rilevabili dopo gli 8 anni, possiamo immaginare che l’esposizione all’Informatica sia più efficace se proposta quando gli stereotipi di genere non sono ancora consolidati. In questo senso, la scuola è il luogo ideale per aprire possibilità di interesse e di sviluppo personale che, per via degli stereotipi di genere o del contesto socioeconomico di provenienza, potrebbero viceversa essere poco percorribili.

Dal primo contatto con il mondo informatico, e dunque dalla prima potenziale scintilla di curiosità verso questo settore, moltissimi elementi possono contribuire a che la curiosità diventi un interesse strutturato e, successivamente, una scelta di studi e professionale, o meno. Poiché “nessun uomo (e nessuna donna) è un’isola”, è importante ricordare che bambine e bambini crescono in una rete di contesti educativi, familiari, di pari, ognuno con i propri valori. Anche nel contesto scolastico, esporre bambine e bambini all’Informatica potrebbe essere addirittura controproducente se chi educa non è consapevole dei propri stereotipi e attento a non trasmetterli, anche in maniera implicita, alla classe. Inoltre, sebbene la scuola dell’infanzia e primaria siano probabilmente dei momenti-chiave, è essenziale che l’attenzione al tema degli stereotipi di genere legati al mondo STEM, e in particolare all’Informatica, pervada anche gli altri ordini di scuola, e più in generale la comunità educante.


Articolo scritto da

Costanza Padova (PhD student | Brain, Mind & Computer Science)

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