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La teoria dell'incommensurabilità delle parole nelle lingue di Feyerabend

La teoria dell'incommensurabilità delle parole nelle lingue di Feyerabend potrebbe sembrare nichilismo. Potrebbe sembrare addirittura una sorta di rimozione della dialettica dal linguaggio. E non avrebbe neanche senso dato che una parola per essere spiegata deve essere "esplosa" nelle sue parti e analizzata nella sua struttura formale. Tuttavia l'incommensurabilità è una delle cose più importanti di Feyerabend per distruggere il pensiero fondazionalista/ontico che tanto caratterizza e ha caratterizzato il pensiero metafisico. Per Feyerabend l'incommensurabilità tra teorie è l'incompatibilità logica tra queste teorie. Consiste semplicemente nel non poter confrontare diverse teorie utilizzando le regole della deduzione perché queste teorie possono avere dei concetti diversi che le rendono incompatibili. Questo è uno degli esempi più famosi circa l'incommensurabilità, così si capisce bene cosa è Il concetto di lunghezza usato nella relatività speciale e il concetto di lunghezza come presupposto nella meccanica classica sono concetti diversi. Sono entrambi concetti relazionali, e concetti relazionali molto complessi (considerate ad esempio la determinazione della lunghezza in termini di lunghezza d’onda di una precisa linea spettrale). Ma la lunghezza relativistica (o la forma relativistica) coinvolge un elemento che è assente dal concetto classico e il cui uso rende i concetti classici inapplicabili. Coinvolge la velocità relativa dell’oggetto concepito in qualche sistema di coordinate. È certamente vero che lo scherma relativistico molto spesso ci dà numeri che sono praticamente identici con i numero che abbiamo dalla meccanica classica; ma questo non rende i concetti più simili (Feyerabend 1970, pp. 221).

Per Feyerabend l'incommensurabilità tra teorie è l'incompatibilità logica tra queste teorie. Consiste semplicemente nel non poter confrontare diverse teorie utilizzando le regole della deduzione perché queste teorie possono avere dei concetti diversi che le rendono incompatibili. Questo è uno degli esempi più famosi circa l'incommensurabilità, così si capisce bene cosa è Il concetto di lunghezza usato nella relatività speciale e il concetto di lunghezza come presupposto nella meccanica classica sono concetti diversi. Sono entrambi concetti relazionali, e concetti relazionali molto complessi (considerate ad esempio la determinazione della lunghezza in termini di lunghezza d’onda di una precisa linea spettrale). Ma la lunghezza relativistica (o la forma relativistica) coinvolge un elemento che è assente dal concetto classico e il cui uso rende i concetti classici inapplicabili. Coinvolge la velocità relativa dell’oggetto concepito in qualche sistema di coordinate. È certamente vero che lo scherma relativistico molto spesso ci dà numeri che sono praticamente identici con i numero che abbiamo dalla meccanica classica; ma questo non rende i concetti più simili. (Feyerabend 1970, pp. 221) Sta di fatto, però, che anche in assenza di relazioni deduttive la comunità scientifica è capace di confrontare le teorie che il razionalista giudicherebbe incommensurabili. Per cui l’incommensurabilità è da considerarsi innanzitutto come l’esito di una reductio ad absurdum con cui si assumono le premesse del razionalista, mostrando con un’argomentazione puntuale e precisa al razionalista stesso che se si assumono le sue premesse si cade in una contraddizione. D’Agostino ricostruisce l’argomentazione di Feyerabend diretta al razionalista: (1) Se si assume che la comparazione tra le teorie, ad esempio tra T e T dipenda da certe relazioni logiche semplici tra le implicazioni di queste teorie (ad esempio che le implicazioni di T sono sottoinsieme di quelle di T), allora (2) ci sono esempi di T e T*, nella storia della scienza, che non stanno in nessuna relazione logica semplice di questo tipo e, di conseguenza (3) sono incommensurabili nei termini assunti, (4) le quali, dal momento che la comunità scientifica sa come comparare (le teorie) in questi casi, (5) mostra che le precondizioni assunte circa la comparabilità delle teorie devono essere rifiutate. (D’Agostino 2013, pp.7) Superare l'incommensurabilità implica rifiutare l'empirismo, ed il modo di superare l'incommensurabilità è attraverso la metafora. Un termine di una teoria assume un nuovo significato in una nuova teoria per via dell'impiego metaforico. In tal senso il rischio è quello di retrocedere allo stadio del mito, ma di fatto non c'è attualmente alternativa; altro modo sarebbe apprendere una teoria in modo diretto, ma non sempre è possibile. La metafora impiega le analogie e le analogie non sono sempre valide, c'è il rischio di ritornare alla metafisica, e questo è inevitabile. Quando non si capisce qualcosa o si cerca un approccio ad essa tramite qualcosa che già si conosce, oppure si prova a comprenderla direttamente. Quindi si assume un elemento dotato di n proprietà e poi si fa la scrematura sicché si possa delineare un nuovo determinato dotato di n-o proprietà, dove n è l'insieme delle proprietà dell'oggetto metaforico e o è l'insieme delle proprietà che differiscono. Ad esempio avrebbero potuto cambiare tutti i termini della relatività e non parlare più di massa, lunghezze e velocità, perché di fatto si tratta di nozioni diverse rispetto alla meccanica newtoniana. Ma se si fa ciò un fisico che deve apprendere la tua nuova teoria non sa proprio come approcciarsi ad essa. Qui si tratta semplicemente di strumenti per comprendere cose nuove, l'uomo usa i simboli per approcciarsi alla realtà, come già enunciato all'inizio di questa serie di articoli. Se si considerano i simboli alla stregua di significanti dotati di proprietà spesso generiche, allora sì, è un metodo valido, se non probabilmente l'unico. Ma di per sé mi chiedo se sia corretto in fase di utilizzo nelle premesse perché non è un argomento coinciso ma è appunto generico. Alla fine serve solo per capire una teoria, una volta che la si ha compresa ovviamente se ne fa a meno. È come presentare agli studenti il DNA come una doppia elica, un'immagine metaforica che serve alla comprensione, ma che poi non è in linea con la realtà. Innanzitutto perché nella cellula spesso e volentieri il DNA si trova arrotolato attorno agli istoni, e poi perché non è una doppia elica perfetta, ma ha ovviamente delle irregolarità. Effettivamente poi la potatura delle proprietà non inerenti all'individuo in esame viene fatta a posteriori con le tesi a supporto o con le antitesi. Pertanto le analogie possono essere sicuramente l'inclusione per un individuo, di un insieme di proprietà, dove queste poi possono essere escluse o rafforzate da tesi o antitesi. Praticamente Feyerabend sostiene che non è possibile distinguere tra teorie filosofiche, scientifiche e religiose perché tutte funzionano così: è impossibile indurre qualcuno, soltanto su basi empiriche (relative ai dati), a cambiare paradigma, perché troverà sempre ipotesi ad hoc funzionali alla conservazione del paradigma a cui (per ragioni culturali o religiose, come dice Kuhn nei suoi libri), aderisce. Quindi di per sé in base ai dati è possibile costruire qualsiasi ipotesi e anche confermarla, ma non per forza sarà vera. E questo è ciò che è possibile constatare anche con la religione, la quale può essere coerente, ma è falsa poiché non è scientifica. Ed è coerente poiché è derivata dai medesimi paradigmi (tralasciando ovviamente tutta la confutazione ontologica).

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