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Preambolo storico sul discorso ontologico in informatica

In questa serie di articoli procederò ad illustrare come l’informatica non sia altro che uno specchio di una situazione più grande che non riguarda solo un determinato periodo storico, ma tutta la storia dell’uomo e della sua cognizione in termini di elaborazione delle informazioni e della loro strutturazione affinché possano seguire delle teorie filosofiche che dimostrino come in fin dei conti la storia dell’informazione sia a priori rispetto alla storia dell’uomo. Cosa hanno in comune la religione, la filosofia, l’informatica e la vostra vita individuale? Tutte si basano sullo stesso fondamento, la gestione dell’informazione nel mondo. Il modo in cui andate ad elaborarla rispecchia la vostra maturità, così che per esempio in una situazione più o meno stressante, possiate comprendere le dinamiche in gioco, oppure diate per scontato che sia una trama magari tessuta da un “giocatore” esterno e così via dicendo. L’informatica non è un mondo a sé stante dall’ambito culturale, ma è l’ambito che può tangere più argomenti e dunque discipline, così che trovi dei metodi elaborativi e strettamente matematici per potere gestire elettronicamente l’informazione. Tratteremo infatti del problema delle classi e dunque delle categorie, dei metodi e delle caratteristiche di ciascun sistema, le quali si adattano benissimo ad una caratteristica prettamente umana e storica di elaborazione dell’informazione stessa. Ammetto che questo non è un argomento semplice né tantomeno banale, pertanto mi aspetto di poter argomentare il tutto tramite spiegazioni elargite e provviste di sintesi, per facilitare la comprensione degli argomenti in maniera quantomeno schematica. Ma procediamo per gradi...

Dalla fine del dopoguerra sono stati compiuti passi enormi nel mondo dell’elettronica, tanto che dall’utilizzare banali telefoni a cornetta siamo passati ad utilizzare complessi sistemi di comunicazione basati su internet che oggi chiameremmo smartphone. I sistemi di comunicazione si sono evoluti e allo stesso modo lo hanno fatto altri calcolatori con maggiore potenza di calcolo, nonché i personal computer, i più “comuni” server o i dispositivi embedded come router, sistemi dotati di microprocessori, controllo numerico e così via. Dall’invenzione dei primi sistemi operativi si sono aggiunti sempre più sviluppatori e moduli così che la programmazione, nata dall’unione tra matematica ed elettronica, e il posteriore ambito sistemistico, portassero ad una separazione quasi drastica tra gli stessi programmatori, che oramai sempre più specializzati si seppero accontentare del sapere informatico, portandolo ad una ridefinizione in canoni sempre più riduzionisti e sempre più basati sulla user experience. Basta citare aziende come Apple, Microsoft e Google per capire come la ricerca abbia preso una piega verso soluzioni sempre più enterprise oriented, mentre gli utenti classici si nutrono anzi dei rimasugli di questa grossa fetta di ricerca, agghindandosi unicamente con tecnologie ad effetto. A cosa servono di per loro gli avatar per esempio, oppure emoji sempre più elaborate? Unicamente a vaneggiare la persona umana, così che per i propri tratti distintivi si possa porre valore ed attenzione a tale figura, ma di per sé è una strategia che non ha nulla di culturale. Per questo motivo alcuni preferiscono ambienti più “tecnici” che seppur limitati al loro ambito, portano un grande scalino culturale nei confronti della conoscenza dei calcolatori. In particolare parlo delle community di internet che per mezzo del software (e più recentemente dell’hardware) aperto o libero, riescono a contribuire alla diffusione di una conoscenza, sempre più sperimentabile. Questo seguito culturale in termine della gestione dell’informazione potrebbe essere qui analizzato, ma devierebbe dallo scopo principale di questa serie di articoli, pertanto prenderò come assodato che una maggiore distribuzione dell’informazione su tutti i nodi consenta una maggiore possibilità da parte dell’utente di interagire con l’informazione stessa. L’evoluzione dell’informatica è partita dunque dall’ambito matematico, per poi passare ad un ambito sempre più orientato verso i servizi e ciò che viene definita “astrazione”, termine che analizzeremo col proseguire dell’articolo. La richiesta di questa manovra welfare orientata all’ambito informatico non è casuale, ma è formata da una posizione filosofica che assume a posteriori un carattere politico. Filosofi come Locke o come Keynes (che era più economista che filosofo) cercarono di teorizzare un sistema centralizzato dove ciascun “nodo” di una rete, in questo caso di persone, potessero – e dovessero – dipendere da un altro “nodo” centrale, chiamato in questo caso stato, che regolamentasse le operazioni attuando manovre di controllo e di sorveglianza, che venissero applicate a chiunque al fine di garantire dei servizi. Ad oggi notiamo come infatti questa struttura piramidale dei servizi cerchi di soddisfare in tutti i modi le mancanze dei nodi che in informatica vengono definiti “figli” (in inglese “child”), mentre come in economia cerchi di soddisfare i bisogni dei cittadini, così che idealmente nessuno possa più ridursi in condizioni di povertà. Questo paragone può essere oggigiorno paragonato ad un sistema cloud oriented, oppure ad un servizio paragonabile a quello fornito dalle API, o qualsiasi sistema centralizzato che fornisca dei servizi. Il web si basa oggigiorno su queste mancanze e nei futuri articoli andremo anche ad analizzare le soluzioni che riguardano questa faccenda ed i problemi esposti da questa tipologia di struttura dei dati.

Nei prossimi articoli andremo pertanto a parlare di come siamo arrivati fino a questo punto, dei risvolti futuri e delle possibilità strutturali applicabili dal livello di rete fino al filesystem, fino magari ad una questione più strettamente correlata allo sviluppo software, andando a confrontare i limiti hardware esposti dall’elettronica e future implementazioni, spaziando verso tecnologie che ad oggi potremmo definire sperimentali o innovative.

Al fine di comprendere al meglio gli argomenti esposti propongo qui un glossario dei termini più utilizzati e più di difficile comprensione, così da tematizzare al meglio il punto dell’esposizione delle mie ricerche nell’ambito dell’informazione e dell’informatica, seppur tali termini siano più che altro di carattere filosofico:

  • a. Essere = logos, esistere, insieme di possibilità ed impossibilità.
  • b. Ontologia = discorso rispetto l’essere.
  • c. Metafisica = ousiologia, discorso della forma, discorso rispetto a ciò che trascende ciò che è fisico in modo da darne una spiegazione ontologica rispetto all’esistenza.
  • d. Comportamentismo = posizione filosofica che mise al centro di tale sistema il comportamento, matrice di ogni causa nel mondo. Questa posizione è stata smentita il secolo scorso dall’avvento delle neuroscienze e dalla teoria connettivista, ossia dalla teoria che descrive il funzionamento dei neuroni in base alle leggi di Hebb (quelle regole che descrivono come funzionano i neuroni).
  • e. Rex estensa = inconsapevolezza della realtà.
  • f. Salva veritate = condizione logica in cui sostituendo due espressioni non si va ad alterare il valore di verità.

Comprendo che per molti può essere un discorso confusionario, ma cercherò di esporre i contenuti nella maniera più schematica possibile. Nel prossimo articolo andremo pertanto ad analizzare in maniera un poco più approfondita le origini del sistema centralizzato nella storia dell’uomo, così da comprenderne le ragioni ed i risvolti, nonché le correlazioni per quanto riguarda l’ambito informatico.

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