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Openshift  Microservices 

Red Hat Containers & Cloud-Native Roadshow Italia - Prima parte

Il 19 giugno Red Hat e Intel hanno organizzato il Containers & Cloud-Native Roadshow a Milano presso l'UniCredit Pavilion.

Parole chiave della giornata: agility e flexibility

Si parte con una breve analisi di uno scenario tipico presso i clienti: la maggior parte dei sistemi di produzione on premises (su server fisici o virtuali), un certo numero di applicazioni in via di trasformazione/migrazione, nuove architetture che nascono seguendo i principi del Modern Application Development (container, cloud)

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Mutuando le definizioni dal linguaggio finanziario si parla di:

  • brownfield per le architetture in essere: eterogenee, stanno funzionando ma spesso non sono scalabili orizzontalmente, richiedono molta manutenzione e non consentono un buon livello di automazione
  • greenfield per le nuove applicazioni che nascono "moderne", sono facilmente integrabili nel cloud pubblico o privato, il loro deploy può essere facilmente automatizzato e quindi il numero di rilasci aumentare esponenzialmente

La proposta di Red Hat per trasformare questo scenario eterogeneo in un'infrastruttura uniforme, efficiente e più semplice da gestire e monitorare:

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In questo quadro OpenShit Container platform è lo strato uniforme su cui far vivere le applicazioni di oggi e quelle di domani, sia che vengano utilizzati il middleware e i servizi dell'ecosistema Red Hat che i prodotti di altri vendor come:

L'ampliamento di queste partnership consente a Red Hat di offrire ai clienti - e agli sviluppatori - la piattaforma più completa per il cloud ibrido.

Inoltre Red Hat è costantemente impegnata a selezionare i migliori progetti Open Source per ogni tipologia di applicazione, includerli nel proprio ecosistema e per essi offrire un supporto di livello Enterprise.

La parola passa poi a Omar Campana, IT Manager di BPER, per la prima storia di successo: introduzione di Continuous Integration, DevSecOps e container in azienda

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Le linee guida del progetto:

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Omar pone più volte l'accento sulla lettera C dell'acronimo CAMS, ovvero sull'importanza della Cultura all'interno della filosofia DevOps. Per questo BPER prima di mettere in atto i cambiamenti necessari ha creato un gruppo di lavoro congiunto tra i diversi team per co-progettare il futuro dei servizi aziendali.

Si entra poi nel merito delle scelte tecnologiche (GitLab, Jenkins, SonarQube, Artifactory, ecc.)

Sotto la pipeline standard di Continuous Integration 20180619_120719.jpg seguita dalla pipeline di Continuous Delivery che fa uso del tool Source-to-Image (S2I) per produrre immagini in formato Docker 20180619_120853.jpg 20180619_121027.jpg

Tocca a Luigi Mazzucchetti raccontarci dell'Innovation Lab di Accenture creato per ospitare gli use case da proporre ai loro clienti. Ecco lo stack che hanno adottato:

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Ultimo intervento di Giulio Covassi e Dario Tranchitella di Kiratech: Si può fare.. ecco come!

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Un consiglio: usare i pattern..

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Un esempio, il pattern Ambassador:

Ambassador Pattern

Infine l'architettura di riferimento di Kiratech per i clienti FSI (Financial Service Industries):

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La sessione del pomeriggio inizia con un'analisi su costi e benefici del paradigma a microservizi

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Che supporto offrono Kubernetes e OpenShift (definito la versione ENTERPRISE di Kubernetes) nella realizzazione di architetture basate su microservizi?

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Lo sviluppatore può concentrarsi maggiormente sul codice e sulla logica applicativa perché alle dipendenze, alla configurazione e al deploy pensa OpenShift, oltre a tutto il resto (vedi colonna A Runtime).

(Vedi Helloworld-MSA (Microservices architecture)

Nella seconda parte alcune delle novità di OpenShift che saranno ufficialmente rilasciate nei prossimi mesi:

  • Istio Service Mesh
  • Ansible Broker Provisioning
  • AMQ Streams (Kafka/Strimzi)
  • Serverless per cloud privato
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