Gender Gap in the IT field

Gender Gap in the IT field

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Il fenomeno della scarsa presenza femminile nel settore informatico è al centro del progetto di ricerca triennale “Gender Gap in the IT field”, nato dalla collaborazione tra SORINT e l'Università degli Studi di Padova. L’obiettivo di questo studio è esplorare come stimolare un interesse equo per l’informatica tra bambini e bambine, promuovendo l’introduzione di questa materia già nelle scuole primarie.

La ricerca, che si è sviluppata attraverso uno studio qualitativo realizzato in SORINT, suggerisce che l’interesse per l’informatica e il senso di competenza in questo campo si sviluppano presto. Durante il secondo anno del progetto, abbiamo coinvolto circa 150 alunni e alunne di scuola primaria (8-10 anni), introducendoli al pensiero computazionale e analizzando l'efficacia degli interventi in relazione al genere. Inizialmente, studi precedenti avevano rivelato che i bambini tendono a ottenere risultati migliori delle bambine, nonostante partissero dallo stesso livello di competenze cognitive. Questa differenza non è però attribuibile a un’abilità inferiore delle bambine nel pensiero computazionale, ma piuttosto a fattori socioculturali.

Abbiamo ipotizzato che le differenze di apprendimento potessero essere influenzate da stereotipi di genere e da una minore fiducia delle bambine nelle loro capacità. In effetti, la psicologia sociale suggerisce che gli stereotipi, come quello che le bambine non siano brave in informatica, possano influenzare negativamente le prestazioni. I risultati preliminari del nostro studio sembrano confermare questa ipotesi: i bambini hanno risposto meglio agli interventi di apprendimento del pensiero computazionale, ma non per ragioni cognitive. Le bambine, infatti, non sembrano avere minori capacità, ma sono influenzate dagli stereotipi di genere che le rendono meno motivate. Abbiamo quindi esaminato come gli stereotipi di genere, come l’idea che i maschi siano più bravi nelle STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), possano influire sull'apprendimento. I dati preliminari non mostrano una connessione diretta tra stereotipi e abilità nel pensiero computazionale, ma quando gli stereotipi sono prevalenti in una classe, si riscontrano differenze di rendimento tra bambine e bambini. Nelle classi dove questi stereotipi sono meno radicati, invece, le abilità risultano simili tra i due gruppi. Questo suggerisce che il clima sociale della classe può giocare un ruolo fondamentale nell'apprendimento.

In parallelo, stiamo anche studiando le credenze dei bambini riguardo all’informatica e ai professionisti del settore, utilizzando i disegni come strumento di ricerca. Abbiamo chiesto a circa 180 bambini di disegnare una persona esperta di informatica e descrivere il loro disegno. I risultati mostrano che molti bambini non comprendono appieno la differenza tra l’uso quotidiano del computer e il lavoro professionale legato all'informatica, come la programmazione. Questo riflette una comprensione vaga della materia, che potrebbe essere influenzata dalle attività scolastiche poco mirate.

Inoltre, molti dei disegni, soprattutto quelli dei bambini con maggiore familiarità con l’informatica, ritraggono il professionista IT come uno stereotipo: un uomo “nerd” e poco attraente, ossessionato dalla tecnologia. Questo stereotipo, radicato nella cultura popolare degli anni '80 e '90, può allontanare le ragazze da questo campo, poiché i tratti attribuiti agli informatici sono in contrasto con quelli tradizionalmente associati alle donne, come l’attenzione all’aspetto fisico e la cura delle relazioni interpersonali.

Questi risultati indicano che, nel progettare interventi per introdurre l’informatica nelle scuole, è fondamentale tenere conto del contesto socioculturale, delle credenze prevalenti e del clima presente nelle scuole e nelle classi, affinché l'informatica possa essere percepita come accessibile e interessante anche per le bambine.


The underrepresentation phenomenon of Ladies in the IT field is the focus of a the three-year research project “Gender Gap in the IT field” a collaboration between SORINT and the University of Padua. The goal of this study is to explore how to stimulate an equitable interest in IT among females and males by promoting the introduction of this subject as early as elementary school.   The research, which was developed through a qualitative study conducted within SORINT, suggests that interest in computer science and a sense of competence in this field develops at a young age. During the second year of the project, we involved about 150 elementary school pupils (ages 8-10), introducing them to a computational thinking. Analyzing the; effectiveness of interventions in relation to gender. Initially, previous studies had revealed that young males tend to perform better than young females despite starting from the same level of cognitive skills. However, this difference is not attributable to young females’ inferior ability in computational thinking, but rather to sociocultural factors.

We hypothesized that learning differences might be influenced by gender stereotypes and females ' lower confidence in their abilities. Indeed, social psychology suggests that stereotypes, such as that girls are not good at computer science, may negatively influence performance. Preliminary results of our study seem to confirm this hypothesis: children responded better to computational thinking learning interventions, but not for cognitive reasons. In fact, girls do not seem to have lower abilities, but are influenced by gender stereotypes that make them less motivated.   We then examined how gender stereotypes, such as the idea that boys are better at STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), may affect learning. Preliminary data do not show a direct connection between stereotypes and ability in computational thinking, but when stereotypes are prevalent in a classroom, differences in achievement between girls and boys are found. In classes where these stereotypes are less entrenched however, skills are found to be similar between the two groups. This suggests that the social climate in classroom may play a key role in learning. 

In parallel, we are also studying children's beliefs about IT and IT professionals, using drawings as a research tool. We asked about 180 children to draw a computer expert person and describe their drawing. The results show that many children do not fully understand the difference between everyday computer use and computer-related professional work, such as programming. This reflects a vague understanding of the subject, which may be influenced by unfocused school activities.

Moreover, many of the drawings, especially those of children more familiar with IT, portray the IT professional as a stereotype: a “nerdy” and unattractive man obsessed with technology. This stereotype, rooted in the popular culture of the '80s and '90s, may turn girls away from this field, as the traits attributed to IT professionals are at odds with those traditionally associated with women, such as attention to physical appearance and caring for interpersonal relationships.   These results indicate that when designing interventions to introduce computer science in schools it is crucial to take into account the sociocultural context, prevailing beliefs, and climate in schools and classrooms so that computer science can be perceived as accessible and interesting to girls as well.

Reported by: Costanza Padova (PhD student in Brain, Mind and Computer Science UniPd)

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