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La filosofia nel mondo dell’informatica

Sembrerà strano per molti, ma l’informatica è una scienza. Ed essendo una scienza tratta di metodologie correlate alla misura e alla conoscenza della realtà per modelli matematici. Noto è lo scienziato Alan Turing, padre dell’informatica, che con i suoi studi giunse all’elaborazione di teorie, ad oggi ancora usate (seppur evolute), nell’ambito anche dell’intelligenza artificiale. L’informatica in particolare si occupa del discorso rispetto all’informazione e della sua applicazione. Per questo non è esente dal discorso valido per tutte le altre scienze, ovverosia:

  1. Il discorso rispetto alla metodologia conoscitiva rispetto all’informazione.
  2. Il discorso relativo alla formalizzazione matematica e di misura delle nozioni argomentate.
  3. Il discorso rispetto alla storia degli elementi trattati da tale scienza.

Ad oggi l’informatica tuttavia è come se avesse subito un divario molto profondo che intercorre tra scienza e tecnologia, tanto che la tecnologia ha cercato di liberarsi da essa, divenendo sempre più indipendente, come se essa potesse liberarsi da tutti i problemi derivati e come se potesse essere lo strumento liberatorio da tutti i malanni del mondo. Purtroppo ad oggi però assistiamo più che altro a situazioni in cui gli strumenti tecnologici fanno diventare la realtà una gabbia entro cui trovarsi, da cui si sente la necessità di evadere. Tanto è che vengono proposte comunità incentrate unicamente su un argomento, che danno valore pertanto a persone svuotate da loro stesse e che cercano rifugio magari in un valore o in una virtù. Oppure troviamo, più recentemente, persone che cercano rifugio in mondi sensorialmente illusori, che seppur fondati nella realtà, danno una parvenza di un mondo sicuro, dove nessuno può sentirsi offeso moralmente, dove nessuno può sentirsi in pericolo e così via, un mondo irreale: il metaverso. Oppure ancora, basta citare il rifugio che è stato per molti a partire dagli anni ‘80, il mondo dei videogiochi. Per la stragrande maggioranza degli informatici, l’informatica, non è una scienza, ma è un mondo entro cui rifugiarsi dalle crudeltà e dalla noia offerta dalla difficoltà di assumersi la responsabilità della comprensione del mondo. È il rifiuto della conoscenza del bene e del male di Adamo ed Eva, sicché essi possano rimanere nell’Eden, mentre là fuori vi è tutto ciò che scorre e che influenza la propria cognizione dell’informazione. È il vedere il mondo da una vetrina, condizionati al disinteressamento rispetto alla matrice della propria cognizione, per operare entro slogan e sistemi posti a priori, ma che evolvono proprio unicamente a dare supporto per illusioni che possono essere smentite solo per ciò che sono. L’ignoranza degli scienziati rispetto alla scienza non è una condizione rara, anche nelle altre branche, solo che nell’informatica la questione rimane velata, poiché essendo molto più informale, porta gli individui a dedicarsi più che altro ad una condizione operaia, ovverosia di esclusiva azione, dove non viene ammesso il dibattito, ma dove viene piuttosto fornito un commento sulle scelte disponibili. Frequente è che si ritenga di avere le conoscenze già necessarie per la costituzione di un progetto e che esso debba supportare già a priori magari un pacchetto di idee già pre-elaborate, ma che in fin dei conti si reggono unicamente su una qualche ideologia. E le soluzioni vengono più che altro finanziate anziché discusse, tanto che diventa lo standard tracciare gli utenti, lucrare sui dati, garantire alla privacy ma non all’anonimato (e talvolta manco a quella), fomentare la presentazione di pubblicità, la centralizzazione, le simulazioni annidate, etc. Il discorso scientifico nell’informatica è complesso e multidisciplinare e per questo molti ritengono superfluo attuarlo, poiché si rende necessario, più per necessità economiche che altro, di produrre software. Quante volte anche a livello dei clienti si sarà optato per scelte veloci, inadatte e attuate in pochi giorni, magari portando una propria posizione, senza che venga resa a confronto con altre. Ebbene, tutto questo discorso scientifico nel campo dell’informatica, è raro e viene appunto attuato da pochi perché è complesso, difficoltoso ed elaborato. In questi ultimi anni sono sorte soluzioni tecnologiche che hanno tentato di “risolvere” la questione, portando ancora una volta ad un utilizzo della scienza, per poi dimenticarsene. I modelli di rete neurale per esempio sono un esempio: nati come simulazioni di neuroni, sono diventati come indipendenti, e ad oggi abbiamo più modelli statistici che simulazioni vere e proprie di neuroni, con semplificazioni estreme rispetto ai meccanismi che governano l’encefalo biologico, e da cui sorgono ambiguità e stranezze degne più che altro di discorsi fantasy: gente che si appella alle IA come degli esseri coscienti e che pertanto portano poi a situazioni ridicole e fuori dal normale, come Sophia che è un’IA che ricevette la cittadinanza emiratina nel 2020. Non è stato fatto alcuno studio sul test della coscienza, né quantomeno sulla validità di tali test. Il governo degli Emirati Arabi ha conferito unicamente la cittadinanza solo per garantire ad una posizione economico-politica. Capite che è una manovra grave e che fa preoccupare chi di IA conosce a malapena i romanzi fantascientifici, portando ad un rumore abbastanza importante in termini statistici relativi all’informazione popolare. Il popolo non è mai stato capace nella storia di ricercare la verità, confrontando le tesi disponibili, ma è stato più che altro sempre guidato da una forma di potere, sempre e comunque capitolata nella figura dello stato. Lo stato ad oggi è unito alla scienza, così come un tempo era legato alla religione. E ciò porta l’informatica ad avere un aspetto strettamente politico anziché scientifico. E tale comunione implica necessariamente un mutamento dell’informazione e dei mezzi conoscitivi, tali che sorgano da una parte dei relativismi e dall’altra dei costruttivismi sociali, ossia dove viene pensato che la società sia la fautrice della realtà stessa.

La società per i costruttivisti è in grado di creare attraverso la parola, è sostanza nel senso spinoziano di causa sui, è onnipotente ed onniscente, ed è anche la fonte dell’obbligazione etica. Ma soprattutto, e questo è fondamentale, la società crea ex nihilo, ovverosia dal nulla, dal non essere. Il relativismo invece si limita a retificare gli schemi concettuali già presenti. Quindi in questo senso, non è per niente “liquido”, ma persino più solido dell’oggettivismo classico, perché la reificazione degli schemi concettuali crea una concezione particolarista del dovere morale che deve essere rispettata da ogni individuo in accordo con la sua cultura. Il relativismo oggi è più che altro una posizione conservatrice, perché riconosce che la cultura del nostro paese è quella cristiana, e reificando gli schemi concettuali del cristianesimo, direbbe che nostro dovere è rifiutare qualsiasi cosa comprometta l’identità culturale. Il relativismo implica sempre una forma di nazionalismo o etnocentrismo: così come l’eschimese è titolato a rifiutare Kant e la fisica quantistica perché ha la sua cultura a cui obbedire, allo stesso modo noi oggi possiamo rifiutare teorie estere come quella del gender e di tutte quelle posizioni assunte dall’establishment accademico nord-americano, perché non ci appartengono. Il relativista conferisce ugual diritto sia al fascista che al pro-gender, e riconosce ad un paese cattolico come l’Italia il diritto di difendere le proprie radici culturali. Il sociocostruttivismo invece è radicalmente differente, egli non accetta la reificazione concettuale. Adesso, per esempio il pro-gender, fa finta di essere alleato per esempio con l’Islam, ma solo per fare fronte comune contro la cultura occidentale. Se il cristianesimo sparisse domani, si inizierebbe a dare la caccia ai musulmani perché impongono dei costumi per tenere sotto controllo la libido. Il vero progetto dei socialisti costruttivisti è quello di cancellare qualsiasi reificazione concettuale che vada a porre dei limiti all’identità soggettiva e che sancisca delle differenze di natura. Cristianesimo, Islam, etc. per lui non vanno bene perché richiede che non ci sia differenza tra uomo e donna, e l’unico modo per cancellare questa differenza è fare diventare uomini le donne e viceversa, relativizzando pertanto anche i sessi, ponendo poi sulla base dell’informazione posizioni politiche rispetto ai sostantivi e aporie di questo genere. I pro-gender sono fissati per esempio con la figura degli androgini, la mettono ovunque e la difendono dappertutto. Allo stesso modo, il socialista costruttivista, si oppone anche a quelle branche della ricerca scientifica che studiano le differenze individuali. Si oppongono alla ricerca delle differenze nel QI tra le etnie, tra uomo e donna e così via. Si oppongono a chi fa ricerca per sottolineare le differenze tra giovani e vecchi, magri e grassi, e così via. Per dirla in termini hegeliani, il socialismo costruttivista è pura negatività. Pura autocoscienza, è la follia di voler cancellare dal reale ogni traccia della differenza. Questo è puro nichilismo che non agisce solamente sul piano etico, ma soprattutto su quello ontologico. Seguendo Severino, siccome la storia dell’occidente è la storia del nichilismo, il socialismo costruttivista è l’ultima pagina dell’ultimo capitolo di questa storia. Dopo di esso o vi è l’essere e dunque l’ontologia, o vi è il nulla.

La filosofia ricopre pertanto un ruolo importantissimo nella scienza, poiché quest’ultima può essere orchestrata ed utilizzata come dispositivo per plasmare la realtà per mezzo della tecnologia. Il problema della tecnica discusso nel libro di Martin Heidegger, “Essere e tempo”, discute proprio di questo problema. Al posto del discorso sui metodi utilizzati dalla scienza e pertanto anche dall’informatica, isolata tra l’altro dalle altre scienze, dove va a prendere qualcosa ogni tanto, vi è l’assenza di discorso filosofico, poiché alla stregua del discorso scientifico, viene ritenuto una questione da “addetti ai lavori”. Il come della scienza non è scientifico, ma è filosofico, ed in particolare riguarda la filosofia applicata ai metodi conoscitivi: l’epistemologia. Studiare la conoscenza significa studiare anche l’informatica e le sue possibilità, nonché permettere di tornare anche su un discorso elettronico, una volta adagiati sul discorso del digitale e assunti come assiomi pertanto determinate nozioni, magari di basso livello. Un informatico, in quanto scienziato, non dovrebbe avere timore a parlare di filosofia, ed anzi, dovrebbe essere la norma, essendo la filosofia il discorso rispetto al come della scienza, nonché alle strutture mentali e a ciò che riguarda la struttura dell’informazione. Senza struttura, l’informazione diviene complessa, inefficiente e difficilmente gestibile. Pertanto necessario è altresì il confronto tra le tesi possibili ed impossibili, sul discorso di come l’informazione si compone e da dove ha origine, includendo perciò anche elementi di etologia, psicologia, neuroscienze, matematica, linguistica, ed in generale, tutto ciò che serve per elaborare una teoria dell’informazione persistente. Un’informatica unicamente tecnologica è un’informatica svuotata di sé stessa, svuotata dell’informazione; un’informatica multidisciplinare e con dei modelli conoscitivi intellegibili, è il fondamento di qualsiasi trattamento d’ambito, nonché un tema come gli altri, che permette un progresso della conoscenza della realtà, anziché un progresso della realizzazione di giocattoli a supporto di posizioni regresse nel campo filosofico.

Qui sotto alcuni esempi dei risultati rispetto alla mancanza del discorso filosofico nel campo dell'informatica:

  1. https://www.miamammausalinux.org/2023/04/saturdays-talks-fermate-tutto-qualcuno-si-sta-iniziando-a-chiedere-se-lintelligenza-artificiale-sia-pericolosa/
  2. https://www.miamammausalinux.org/2023/04/saturdays-talks-le-riflessioni-di-vittorino-andreoli-psichiatra-di-fama-mondiale-su-alcune-personalita-rilevanti-del-mondo-it/
  3. https://www.miamammausalinux.org/2023/04/quattro-editori-hanno-fatto-causa-a-internet-archive-per-violazione-di-copyright-vincendo/
  4. https://www.miamammausalinux.org/2019/02/home-emoji-e-le-altre-novita-di-ext4/
  5. https://www.miamammausalinux.org/2021/12/la-fsf-approva-un-codice-etico-per-il-board/

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Per approfondimenti rispetto all’importanza della filosofia e dunque anche dell’ontologia rispetto alle scienze e dunque anche all’informatica, rimando agli articoli qui di seguito:

  1. Preambolo storico sul discorso ontologico in informatica.
  2. Le origini del sistema centralizzato nella storia.
  3. I problemi della metafisica.
  4. L'alba dell'ontologia.
  5. Moore e un’ontologia per proprietà: prima parte.
  6. Moore e un’ontologia per proprietà: seconda parte.
  7. Moore e un’ontologia per proprietà: terza parte.
  8. L’essere e le sue proprietà formali.
  9. L’essere come fondamento del linguaggio.
  10. Integrità e coerenza dell’informazione: la coscienza.
  11. Dall'essere alla misura.
  12. La struttura ontologica dei significati: le relazioni referenziali.
  13. La logica ontologica: prima parte.
  14. La logica ontologica: seconda parte.
  15. La topologia delle proprietà ontologiche.
  16. L'informatica, specchio della scienza anarchica di Feyerabend e di Lakatos: prima parte.
  17. L'informatica, specchio della scienza anarchica di Feyerabend e di Lakatos: seconda parte.
  18. https://floatingpoint.sorint.it/blog/post/la-teoria-dellincommensurabilit-delle-parole-nelle-lingue-di-feyerabend.
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